Il post di questo mese è dedicato
ad una scoperta recente del team di ricerca guidato dal Prof. David Sinclair
della Harvard Medical School pubblicata sulla rivista Cell (1). La
pubblicazione, dal titolo “Loss of epigenetic information as a cause of
mammalian aging” (in Italiano: “Perdita di informazioni epigenetiche come causa
dell'invecchiamento nei mammiferi”), fornisce un solido supporto ad una teoria secondo cui la
perdita di informazioni epigenetiche, risultante dai meccanismi di riparazione
del DNA, può essere una delle cause principali dell'invecchiamento. Studi effettuati
precedentemente su organismi unicellulari eucariotici, avevano già dimostrato
che la rilocalizzazione di specifici regolatori epigenetici era una possibile causa
dell'invecchiamento. Notoriamente, anche in organismi multicellulari (inclusi i
mammiferi) sono stati osservati cambiamenti epigenetici associati
all'invecchiamento, inclusi modificazioni degli istoni e cambiamenti nella
metilazione del DNA di cui abbiamo ampiamente discusso in precedenti
post.
Per capire meglio questo
concetto, immaginiamo il DNA come una serie di libri di ricette, dove ciascuna
ricetta corrisponde a una differente cellula del nostro corpo. Questi libri
sono scritti in modo tale che ciascuna ricetta sia divisa in tante piccole
parti sparse in diversi capitoli o addirittura in diversi libri. La produzione
di queste ricette dipende quindi dalla sequenza esatta con cui vengono lette le
frasi e i capitoli nei diversi libri. Per aiutarci in questo difficile compito
esistono tanti segnalibri che, nel loro insieme, corrispondono all'epigenoma.
Seguendo i segnalibri, siamo quindi in grado di produrre tutte le ricette
esattamente come dovrebbero essere fatte. Tuttavia, la nostra libreria è
immensa ed è spesso soggetta a furti e incendi. Questi furti e incendi
corrispondono ai fenomeni che causano un danno alla doppia catena del DNA e che
avvengono ad un tasso di 10-50 per DNA cellulare al giorno. A seguito di questi
furti e incendi alcuni libri vanno persi, ma siamo generalmente in grado di
ripararli o riacquistarli e rimetterli in ordine nella libreria. Il problema
sono però i segnalibri, poiché non ci ricordiamo mai esattamente come erano
posizionati e col passare del tempo rischiamo di produrre ricette sbagliate o
di perderne alcune. Ecco, questo è quello che viene definita come perdita di
informazioni epigenetiche. Una rappresentazione di questa metafora la troverete
in Figura 1, mentre una rappresentazione schematica e più scientifica
del fenomeno la potete trovare in Figura 2.
Figura 1. Rappresentazione metaforica della perdita di
informazioni epigenetiche.
Figura 2. Rappresentazione schematica della perdita di informazioni epigenetiche
Perché il lavoro in questione è particolarmente
innovativo nel portare supporto a questa teoria?
Ebbene, gli autori hanno creato
un topo transgenico che con opportuno stimolo riesce a produrre dei tagli alla doppia
catena del DNA in 20 regioni inattive del genoma, che non dovrebbero quindi causare
alcun danno alle informazioni genomiche necessarie per la funzione cellulare. Il
risultato sembra essere un invecchiamento accelerato, che si verifica
attraverso il meccanismo di perdita di informazioni epigenetiche sopra
menzionate. I ricercatori hanno anche testato l’effetto della riprogrammazione
parziale come mezzo per invertire questo cambiamento epigenetico e comprendere
meglio come avviene questa inversione. Dopo 5 settimane di somministrazione di
virus adeno-associati (AAV) codificanti per i fattori OSK (OCT4, SOX2 e KLF4),
gli stessi con cui erano riusciti a far tornare la vista a topi anziani in un
precedente lavoro (2), i livelli di questa perdita di informazioni
epigenetiche nei reni e nei muscoli veniva corretta fino a somigliare ai
controlli negativi.
Sebbene i risultati appaiano straordinari, è importante far comprendere le criticità che restano ancora da affrontare. In primis, è ancora troppo presto per capire se questo modello di topo transgenico rappresenti fedelmente un processo di invecchiamento accelerato. Qualsiasi forma di danno biologico, come avviene ad esempio nei modelli di progeria, può produrre risultati che somigliano molto all'invecchiamento normale accelerato, ma che non lo sono. Questo è molto importante per le deduzioni e le conclusioni finalizzate a comprendere e contrastare l'invecchiamento. Inoltre, è importante rimarcare che il paper in oggetto non ha effettuato uno studio di longevità né su questi animali né su animali normali trattati con i fattori OSK. I trattamenti con questi fattori di trascrizione (generalmente con l’aggiunta di altri fattori, tra cui il più noto è cMYC) vengono usati per produrre cellule staminali “in vitro” e sono estremamente difficili da maneggiare e controllare “in vivo”. La loro somministrazione per lungo tempo o con scarso controllo porta ad una estrema riprogrammazione con conseguente perdita di identità cellulare, senescenza cellulare e formazione di teratomi (3).
Parallelamente, però è interessante
notare che è stato depositato un lavoro su Bioarxiv (4) (non ancora
sottoposto quindi a peer review) in cui dei topi trasgenici in età geriatrica (di
oltre 30 mesi di età) sono stati fatti vivere più a lungo dei controlli (circa 4
mesi contro i 2 normalmente aspettati) e mantenendo un ottimo stato di salute
clinica attraverso l’induzione genica cliclica e a basso livello dei fattori OSKM
(OCT4, SOX2, KLF4 e cMYC).
Ci aspettiamo quindi grandi sviluppi e un importante
incremento di conoscenze in questo settore nei mesi e negli anni a seguire.
Referenze:
1) Yang JH, Hayano M, Griffin PT, Amorim JA, Bonkowski MS, Apostolides JK, Salfati EL, Blanchette M, Munding EM, Bhakta M, Chew YC, Guo W, Yang X, Maybury-Lewis S, Tian X, Ross JM, Coppotelli G, Meer MV, Rogers-Hammond R, Vera DL, Lu YR, Pippin JW, Creswell ML, Dou Z, Xu C, Mitchell SJ, Das A, O'Connell BL, Thakur S, Kane AE, Su Q, Mohri Y, Nishimura EK, Schaevitz L, Garg N, Balta AM, Rego MA, Gregory-Ksander M, Jakobs TC, Zhong L, Wakimoto H, El Andari J, Grimm D, Mostoslavsky R, Wagers AJ, Tsubota K, Bonasera SJ, Palmeira CM, Seidman JG, Seidman CE, Wolf NS, Kreiling JA, Sedivy JM, Murphy GF, Green RE, Garcia BA, Berger SL, Oberdoerffer P, Shankland SJ, Gladyshev VN, Ksander BR, Pfenning AR, Rajman LA, Sinclair DA. Loss of epigenetic information as a cause of mammalian aging. Cell. 2023 Jan 19;186(2):305-326.e27. doi: 10.1016/j.cell.2022.12.027. Epub 2023 Jan 12. PMID: 36638792.
2) Lu Y, Brommer B, Tian X, Krishnan A, Meer M, Wang C, Vera DL, Zeng Q, Yu D, Bonkowski MS, Yang JH, Zhou S, Hoffmann EM, Karg MM, Schultz MB, Kane AE, Davidsohn N, Korobkina E, Chwalek K, Rajman LA, Church GM, Hochedlinger K, Gladyshev VN, Horvath S, Levine ME, Gregory-Ksander MS, Ksander BR, He Z, Sinclair DA. Reprogramming to recover youthful epigenetic information and restore vision. Nature. 2020 Dec;588(7836):124-129. doi: 10.1038/s41586-020-2975-4. Epub 2020 Dec 2. PMID: 33268865; PMCID: PMC7752134.
3) Mosteiro L, Pantoja C, Alcazar N, Marión RM, Chondronasiou D, Rovira M, Fernandez-Marcos PJ, Muñoz-Martin M, Blanco-Aparicio C, Pastor J, Gómez-López G, De Martino A, Blasco MA, Abad M, Serrano M. Tissue damage and senescence provide critical signals for cellular reprogramming in vivo. Science. 2016 Nov 25;354(6315):aaf4445. doi: 10.1126/science.aaf4445. PMID: 27884981.
4) https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2023.01.04.522507v1
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